Ving Tsun, una scelta responsabile

Solitamente le riviste di arti marziali settore puntano i riflettori sulle “stelle” delle varie federazioni, a uomini e donne che grazie a varie combinazioni di predisposizione fisica, talento innato, abnegazione e disciplina raggiungono il vertice sia in ambito agonistico che nell’espressione stilistica della loro arte marziale. In seconda fila, non illuminati direttamente dall’occhio di bue, ci sono altri uomini e donne che animati da una altrettanto bruciante passione per la propria arte lottano contro l’orologio ed il calendario per scavarsi il tempo e lo spazio non solo per praticare ma anche per insegnare. Anche in Evtf ci sono alcune di queste persone le quali, smesso il kimono, riannodata la cravatta e reinforcati gli occhiali, ad un occhio poco attento potrebbero apparire improbabili nella loro veste di marzialisti come d'altronde, per chi li conosce solo in palestra, potrebbe sembrare strano vederli in altro ambito. Molti di coloro che leggeranno, anche se hanno raggiunto vette di eccellenza nella loro disciplina, ripenseranno con affetto e gratitudine al loro primo istruttore che è riuscito a far fiorire dentro di loro una passione portandoli oltre il semplice desiderio di emulazione di Bruce Lee o, per le generazioni più recenti, dei Power Rangers e con la maggiore esperienza ora potranno essere consci di quanto tempo e impegno comporti la gestione di una scuola, e quanto la stessa non si limiti alla sola palestra ma anche alla necessaria promozione ed amministrazione e quanto a volte sia complicato dividere il tempo tra le passioni e gli affetti poiché non tutti hanno la fortuna di avere accanto una persona che comprenda a pieno cosa succede nei nostri cuori e nelle nostre menti quando ci si spoglia del completo da ufficio per indossare il kimono. Per gli istruttori Evtf nella gestione di una scuola la priorità e quella di mettere a proprio agio gli studenti mettendo loro al centro e non la propria vanità di emuli di Bruce cercando di combinare non senza difficoltà divertimento, wellness e preparazione tecnica. In secondo luogo va messo lo sforzo costante di comprensione e incoraggiamento degli stessi studenti poiché niente come le arti marziali può farti sentire totalmente impedito. Altro aspetto molto importante nel rapporto con il singolo allievo è ottenerne la fiducia vincendone la paura inconscia del contatto fisico, dimostrando la capacità di controllare sempre la situazione a tutela della reciproca incolumità. A livello di scuola è invece importante la capacità di armonizzare i diversi approcci alla materia degli allievi riuscendo a far convivere l’apprendista gladiatore con l’aspirante filosofo e tutto questo continuando a percorrere la propria strada marziale e stilistica per non vivere di rendita sul proprio livello acquisito. Specialmente di questi tempi è importante porre l’accento sull’onestà intellettuale nell’insegnare discipline fisiche riguardanti l’autodifesa, trarre profitto dal prestigio naturale che la “cintura nera” può dare sulla maggioranza degli allievi vendendo un’idea di poter raggiungere uno status di invincibilità è profondamente sbagliato, è sempre importante ricordare che sul ring potremmo sempre gettare la spugna, per strada non ci è concesso ne consegue che il conflitto fisico è l’ultima delle nostre risorse mentre la prima è sempre la prudenza unita all’attenzione, chi sale sul “tatami” lo fa per vincere e mette in conto di portarsi a casa qualche pugno in volto per ricordo della bella serata, laddove non ci sono regole ne vige un codice da samurai a tutelarci, l’incolumità è preferibile alla vittoria, vittoria che potrebbe portare anche guai giudiziari. Subire un furto può apparire umiliante ma l’ultimo modello di telefonino non vale il rischio di ferite molto serie causate dal balordo di turno munito di coltello (ricordiamoci però di fare il backup della rubrica). Se si fa della propria arte un business la tentazione di speculare sulla paura collettiva è molto forte ma bisogna riflettere sulla propria responsabilità di essere umano nell’incentivare la paranoia negli allievi giustificando l’uso della violenza come scorciatoia.
Questa riflessione vuole sottolineare il parere delle persone tranquille e pacate, non per questo meno appassionate al meraviglioso mondo del VingTsun!

Sifu Roberto Benassi - EVTF Piacenza