Consapevolezza e Determinazione



Ho viaggiato molti anni in Oriente, decine di volte in Cina, in Thailandia, Laos, Cambogia e durante l'ultimo viaggio in Nepal, alla ricerca incessante della conoscenza delle culture asiatiche e delle discipline che hanno concorso alla scrittura dei libri di storia e di filosofia e delle ideologie che hanno "generato in maniera differenziata le arti marziali stesse", mi è ritornata in mente una domanda ricorrente che i genitori fanno quando affidano i propri figli ad un istruttore in palestra, specialmente in occidente, dove la cultura Asiatica è quasi un mistero e, nella maggioranza dei casi, è addirittura ignorata, cioè: "Riuscirà mio figlio ad avere un maggiore controllo del proprio corpo ed a rafforzare il proprio carattere?" .La risposta quasi sempre è "si", generalizzando però, nel senso che molto dipende dall'istruttore che guida il gruppo, dalla sua conoscenza tecnica, ma, soprattutto, dalla sua disciplina, dal rispetto che ha verso se stesso e verso il prossimo, dal percorso di formazione che lui stesso ha seguito. Spesso si inizia un corso di arti marziali perché se ne sente il bisogno fisico, quasi come una vocazione, si fanno grandi sacrifici sin da bambino, quasi come se si seguisse anticipatamente un lungo servizio militare, e questo genera un grande rispetto per ciò che si fa e per le persone, una disciplina ferrea determinata dalla passione, sintomo di un cuore grande; chi riceve questa formazione potrà quindi a sua volta trasmettere disciplina, rispetto, amore per il prossimo e certamente un autocontrollo che è proprio il cuore delle Arti Marziali.
Ci sono poi altri istruttori che sono, per così dire, "Amatori", cioè praticano una disciplina Marziale come hobbie, passatempo che consente di ottenere una buona forma fisica con una fatica relativa e che permette di divertirsi facendo qualcosa che li fa stare bene, con se stessi e con il gruppo che creano; direi che va bene anche questo, anche se, in questo momento, facendo trekking sull'Himalaya, mi sono fermato per una sosta presso un monastero, dove, ogni mattina all'alba, le Arti Marziali vengono praticate dai Monaci con enorme dedizione, forza e determinazione, e mi sono maggiormente reso conti di ciò che voglio dalle Arti che pratico, di quale è la loro storia, da cosa derivano, come nascono e di quello che vedo per il loro sviluppo futuro, di ciò che voglio fare, di ciò che voglio trasmettere e quindi di ciò che voglio essere.
Tra le innumerevoli cose che mi hanno colpito, sempre durante questo viaggio, mi sento di ricordare anche l'incontro con le statue dei temibili Ugrachandi e Bhairab che sorvegliano l'ingresso della scuola nell'antica piazza di Bhaktapur; sono rimasto particolarmente stupito nell'apprendere che il sorprendente risultato, in termini di perfezione scultorea, convinse il Re ad amputare le mani dello sfortunato artista affinché non producesse opere di altrettanta magnificenza... quando si dice "Arti Marziali"...
A parte la battuta, c'è un grande sentimento che regna in ogni scuola EVTF, atmosfera amichevole e rilassata, ma spirito marziale invariato e intensità di allenamento che consente a tutti di partecipare, ma che permette di dare il massimo anche alle persone fisicamente più preparate.
Anche se questo antico sistema nato in tempo di guerra, una guerra manuale e per nulla tecnologica, oggi grazie al cielo non ha più questa finalità, ha mantenuto nel nostro cuore la sua essenza marziale tradizionale invariata, per non sminuirne il senso e di conseguenza gli effetti sulle persone.