Davide Bassanini, allievo di Master Emanuele Ciccarelli, racconta la sua esperienza con il VingTsun EVTF

A metà settembre del 2014 un quarantatreenne obeso entrava nella palestra Gymnasium di Pavia per partecipare alla sua prima lezione di VingTsun EVTF. Ero io.
Non avevo la minima idea di cosa fosse il VingTsun e praticamente mi trovavo là per caso. Uno di quegli eventi casuali che magari non ti stravolgono la vita... ma che le danno un giro che non ti aspettavi.
Nella mia beata ignoranza credevo di avere un’idea piuttosto chiara di cosa aspettarmi. Era un’arte marziale, no? E io avevo già praticato Karate, Kung Fu, Yoseikan Budo e JKD... quanto poteva essere diverso il VingTsun EVTF? Tanto, come scoprii quella sera.
Prima lezione, prima applicazione: difesa da presa alla gola. “Se ti prendo così cosa fai?” chiede Sifu (padre) Emanuele Mastropietro, bloccandomi il collo. “Mi sa che mi tocca morire” rispondo io con un filo di voce.
Mi mostra come liberarmi poi me lo fa provare, riprovare, e provare ancora. Entro la fine della serata mi convinco che se qualcuno cercasse di strangolarmi in quel modo magari potrei anche non morire. O almeno non subito.
Era un approccio completamente diverso da quello che avevo sperimentato nelle altre discipline, nelle quali l’applicazione pratica di una tecnica sembrava quasi essere una parte poco importante dell’arte marziale.
Tornai la settimana successiva ed imparai in modo molto efficace la differenza tra tirare un calcio all’aria e tirarne uno ad un bersaglio solido in movimento (ve la dico io: se fai male il primo non succede nulla, se fai male il secondo voli all’indietro).
Ok, mi avevano convinto, dovevo assolutamente approfondire la questione, e le lezioni successive non fecero altro che aumentare il mio interesse.
Dopo un paio di mesi mi resi conto che volevo imparare più velocemente: avevo l’occasione fare lezioni private con Master Emanuele Ciccarelli e decisi di coglierla… anche se questo richiedeva lo spostamento alla sede di Broni (PV) e voleva dire farsi 40 Km di strada in più alla settimana.
Quindi per i successivi sei mesi frequentai il corso presso l’Aqua Planet di Broni: dove il Master insegna da diversi anni, una sera la settimana facevo una lezione privata seguita da una collettiva. Alle volte uscivo dalla palestra strisciando sui gomiti, ma ne valeva la pena.
Ammetto che io stesso ero stupito dalla mia costanza: in passato il fuoco della “passione marziale” si spegneva abbastanza velocemente... e passavo ad altro. Invece a Settembre 2015, dopo la pausa estiva, ero di nuovo in pista. Questa volta al Campus Aquae sede di Pavia, per due sere la settimana e poi una lezione privata con Master Ciccarelli presso la sede nazionale EVTF a Stradella.
A questo punto sorge spontanea una domanda: perché tanto dolore?
Innanzitutto: è divertente! E penso che potrei anche fermarmi qui.
In secondo luogo: il VingTsun EVTF è un arte marziale finalizzata alla difesa personale, non è uno sport da combattimento.
Questo ha due conseguenze importanti:
- Quando mi difendo non mi posso permettere di “giocare pulito”. I nostri colpi sono diretti ai punti vitali: naso, gola, genitali. Quindi anche chi ha poca esperienza potrebbe, se messo alle strette, fare molto male.
- Non ci sono medaglie, non ci sono gare, non ci sono classifiche. Nessuno deve dimostrare nulla.
Quindi, per quanto possa sembrare strano, la mancanza di competizione e il rischio di farsi veramente male fa sì che l’ambiente in EVTF sia decisamente rilassato ed amichevole.
I più bravi insegnano e correggono i meno bravi, e così facendo arricchiscono a loro volta il proprio bagaglio di esperienza.
Nessuno picchia per il gusto di picchiare o per dimostrare quanto è bravo. Insomma… l’”esaltato” non si troverebbe bene a praticare il VingTsun, perché c’è il concreto rischio che qualcuno gli faccia passare la voglia.
Lo stile in sé poi è decisamente particolare. La leggenda vuole che il VingTsun sia stato creato da una donna per una donna, per cui noi non usiamo la forza: ci adattiamo all’avversario, lo assecondiamo, ne sfruttiamo gli errori.
Se una via è chiusa ne proviamo un’altra, e poi un’altra: le tecniche sono tante ma i principi su cui si basano sono relativamente pochi.
Molti dei movimenti sono controintuitivi, ma appunto per questo sono efficaci: avanziamo su un attacco, non ci opponiamo se tirati, cediamo se ci spingono. Insomma: facciamo quello che vuole l’avversario... ma alle nostre condizioni, e lui ne paga le conseguenze.
Siate avvertiti però... rispetto ad altre discipline il VingTsun non è molto bello a vedersi. Però è efficace, e tanto basta.
L’ultimo punto riguarda il tipo di allenamento, quell’aspetto che mi aveva “catturato” alla prima lezione. In EVTF si impara la tecnica e la si si applica subito, uno contro l’altro. I colpi devono essere tirati allo scopo di colpire realmente (ma in modo controllato) il compagno di allenamento. È l’unico modo di verificare se si è veramente padroni della tecnica oppure se si sta solo facendo una bella coreografia.
Certo... ogni tanto si viene a casa con dei lividi, però a me piace pensare che ogni livido raccolto in palestra potrebbe un giorno evitarmene uno più grosso raccolto in strada.
Per cui eccomi qui, quarantaquattrenne non più obeso (eh si, ha funzionato) in procinto di prendere il terzo grado ed intenzionato a continuare questa fantastica esperienza.
Davide Bassanini

22102015-_MG_8603

22102015-_MG_8610

22102015-_MG_8612

22102015-_MG_8613